Corsi e ricorsi. A proposito di attivisti vecchi e nuovi, di generazioni, di giovani e anziani

DylanCorreva l’anno 1963, da poche settimane era stato ucciso Kennedy. Un giovane cantante folk di belle speranze era stato invitato dal Comitato di emergenza sulle libertà civili (Eclc) per ritirare il premio Tom Paine, conferito ogni anno a un paladino della causa. La premiazione si sarebbe tenuta all’Hotel Americana di New York. Nel 1962, per dire, il premio era stato conferito a Bertrand Russell. Ora toccava ad un giovanissimo Bob Dylan (22 anni).

Il quale si presentò sul palco vistosamente ubriaco, e imbastì, traballando, un discorso sconclusionato che infastidì e indignò il pubblico (1400 ospiti paganti, tra cui alcuni veterani della libertà di innumerevoli campagne per la libertà di parola e per la giustizia sociale). Al punto che fu costretto ad andarsene precipitosamente fra i fischi, molti, e pochi, esitanti applausi. Si scusò, in seguito, disse che era stato frainteso, che non si era spiegato bene. Ma la frittata era fatta e si trasformò, in seguito, in uno dei tanti mattoncini che hanno edificato il “mito-Dylan”.

Così Dylan racconta l’episodio:

Cominciai a bere. Ai miei piedi, sotto il palco vedevo tanta gente che nulla aveva a che fare con la mia politica. Guardai giù ed ebbi paura. In teoria stavamo dalla mia parte, ma sentivo che nulla mi legava a loro. Quella gente era stata in contatto con la sinistra degli Anni Trenta e ora appoggiavano le campagne  per i diritti civili: una cosa ottima; ma avevano anche dei visoni, dei gioielli e pareva che dessero i soldi perché spinti dal senso di colpa. Mi dissero che dovevo accettare il premio . Quando mi alzai per parlare non potei fare altro che dire quello che mi passava per la testa.

Ed ecco cosa gli passava per la testa (la trascrizione completa è qui) secondo il resoconto che ne dà Anthony Scaduto:

Mi ci è voluto un sacco di tempo per diventare giovane, ma ora mi considero giovane. E ne vado orgoglioso. Sono orgoglioso di essere giovane.

«La gente impellicciata e ingioiellata seduta ai tavoli era tutt’altro che giovane, almeno la maggioranza. E Dylan gli disse che doveva andare in pensione e che

dovreste essere al mare … a riposarvi per il tempo che vi resta. Questo non è un mondo  per i vecchi … I vecchi quando cominciano perdere i capelli, dovrebbero sparire.

Fin lì il pubblico riusciva ancora a ridere. Ma Dylan continuò:

Parlano di negri e parlano dei neri e dei bianchi. Parlano dei colori, del rosso, del blu e del giallo. Se mi guardo attorno i quei colori non li vedo. Per me ormai non c’è più né nero né bianco né destra né sinistra. Per me c’è solo l’alto e il basso, un basso che è molto vicino alla terra. E sto cercando di andare  in alto senza dover pensare a cose insignificanti come la politica. La politica non ha nulla da spartire con me. Io penso alla gente in generale e alle sue sofferenze.

Il pubblico cominciò a rumoreggiare, a chiedersi cosa stesse dicendo: sembrava negare il valore  dell’azione di quella gente. Dylan non parve accorgersene e andò avanti:

Sono stato alla marcia su Washington; sono salito sul palco e mi sono guardato attorno scrutando i negri ma nessuno di loro somigliava ai miei amici. I miei amici non portano giacca né cravatta. I miei amici non si devono vestire per dimostrare di essere rispettabili. I miei amici sono degli amici e se sono miei amici sono gentili, buoni. E non lo dico per cercare di convincervi.

Ci fu qualche applauso e Dylan passò all’uccisione di Kennedy che quella sera tutti gli oratori avevano deplorato. Disse:

Vi dirò esattamente quel che penso senza scendere a compromessi: devo fare così se voglio essere onesto. Devo esserlo, così come devo ammettere che l’uomo che ha sparato al Presidente Kennedy, Lee Oswald … non so di preciso cosa avesse in mente, ma onestamente devo ammettere che in lui ho riconosciuto una parte di me. Non mi sono riconosciuto completamente perché credo che non potrei arrivare al suo punto. Ma devo alzarmi per dire che ho riconosciuto delle cose che sentivo dentro di me … non fino al punto di sparare …

Fra il pubblico ci furono dei fischi e delle proteste, ma Dylan andò avanti.

Potete anche protestare, ma non c’entra nulla con tutto questo … è, uh … io devo dire questo: è una questione da collegare con la Carta dei Diritti e la libertà di parola e …

Venne interrotto perché, disse qualcuno, il suo tempo era scaduto; allora si affrettò a dire che accettava il premio per conto di James Forman e lo Student Non-Violent Coordinating Committee e fra i fischi e pochi applausi scappò via di lì. Più tardi dirà che durante il suo discorso il presidente della riunione lo aveva preso continuamente a calci nelle gambe sotto il tavolo».

Dylan oramai ha 74 anni e canta Sinatra.  Molta acqua è passata sotto i ponti. Chi era giovane allora, ora è vecchio. Chissà se la pensa nello stesso modo, adesso che la ruota è girata per tutti. Ma, stringi stringi, gli argomenti spesso sembrano gli stessi, oggi come un tempo. Solo che forse ci voleva più fegato negli anni Sessanta a proclamare: “La politica non ha nulla a che fare con me”, se non altro perché si era all’alba dei favolosi “Sixties”. Oggi che speranze e utopie sono abbondantemente sputtanate, è più facile mostrare il dito medio ad una politica che “è solo far carriera” (Guccini, ancora lui!) e ai buoni sentimenti un po’ retrò. Come, per dire, ha fatto il bistrattato Fedez.

Comunque sono convinta che molti, nel 1963, avranno storto il naso davanti alla performance alcolica di Dylan, avranno alzato il sopracciglio e avranno commentato: “Dylan, chi?”, e avranno aggiunto: ”Ah, questi giovinastri …”

Immaginate cosa sarebbe successo, se ci fossero stati Twitter e Facebook!

 


 

 

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