I boccaloni del web

[Widget_Twitter id=”4″]Chiedo scusa preventivamente se qualcuno potrà sentirsi offeso da quanto sto per scrivere. Premessa doverosa: in ognuno di noi alberga una certa dose di ingenuità, e la Rete è insidiosa. Quindi è capitato a tutti, prima o poi, di credere a qualche bufala o simili. Consideriamo con indulgenza il Calandrino che talvolta ci possiede. Ma cerchiamo, comunque, di tenerlo a bada.

Facciamola breve. Mi sono sempre chiesta: “ma chi sono gli stupidi che abboccano ai messaggi ammicanti di giovani esotiche su facebook? Quelli del tipo: “Hi, tuo profilo bello, tu simpatico contatta me in privato,  mia mail è …” Insomma, ci siamo capiti.  Il meccanismo si chiama “scam“, è piuttosto antico e ha diverse varianti, da quelle in versione catena di montaggio a tentativi più artigianali.

Visto che di questi messaggi me ne arrivano periodicamente un tot (procedura corretta e veloce da seguire: segnalare come spam, e via), sia da finte bonazze (suppongo che dietro ci sia qualche baffuto spammer dei paesi dell’est,  o similari), sia da simpatici e altrettanto falsi gentiluomini single (devo dedurre che in questo caso si faccia uno sforzo ulteriore, visto che viene individuato correttamente il fatto che sono una signora), e l’invasione non accenna a diminuire, ne consegue che l’operazione paga, e che qualcuno che abbocca si trova sempre: fra l’altro, anche mettersi a fare conversazione con questi fake, così, per ridere, nella consapevolezza che sono imbrogli, può essere dannoso, se non si dispone di antivirus efficaci e barriere adeguate contro le intrusioni fraudolente e se si affronta la chiacchierata, spesso surreale (con chi stiamo parlando, esattamente?) con leggerezza.

Uhm … magari gli sciocchi che rispondono a questo genere di messaggi sono gli stessi che si indignano con l’amico che gioca loro questo scherzo?

Un anno fa ho prestato 1000 Euro a questa persona.
Quando gli servivano mi chiamava 10 volte al giorno, ed ora quando li chiedo indietro o non mi risponde o si inventa scuse sempre più assurde. Non ho bisogno di questi soldi, ma ora che sono sempre più convinto che non li avrò mai più indietro, mi vedo costretto a pubblicare questo post così se lo conoscete e se ve li chiede anche a voi..
NON PRESTATE I SOLDI A QUESTO APPROFITTATORE PERCHE’ NON LI AVRETE MAI INDIETRO!!!
Questo è il suo profilo http://www.fb.com/profile.php?=75876879
State attenti…occhio a certe persone…………………………………………………….

È una burla che sta conoscendo nuova popolarità, anche se, in effetti, è abbastanza vecchia.  Pare che il meccanismo sia questo. Io (che di scherzi non ne faccio, ma mi diverto, lo ammetto, a studiare le reazioni altrui sulle bacheche dei miei contatti più dispettosi) mi sono sforzata, in qualche commento, di spiegare la faccenda. Il punto è che quasi nessuno legge i commenti precedenti, prima di commentare a sua volta: quindi è abbastanza inquietante vedere una sfilza di reazioni incazzatissime (“e quando mai ti avrei prestato i soldi? io ti denuncio!”) sotto alla spiegazione che qualcuno gentilmente offre. Peraltro … va bene che non è obbligatorio conoscere gli arcani del linguaggio php, ma non ci vuole un grande acume per intuire che di scherzo si tratta. Al limite, basta google. 

Questa faccenda dei commenti non letti, tuttavia, apre scenari deprimenti sull’effettivo valore dei nostri scambi su facebook & C. Di fatto io ho smesso di discutere di alcunché, su facebook, giudicandolo praticamente inutile visto che, in genere, funziona così. Qualcuno scrive una stupidaggine x (per esempio, oggi va molto di moda, seguendo l’esempio di Bacchiddu, inneggiare alla lungimiranza politica di Salvini sul tema immigrazione, visto che – parafrasando – questi sciagurati immigrati ci rubano il lavoro, ci violentano le donne, ci rapinano etc etc e nessuno ci difende, anzi lo Stato protegge gli invasori … e bla bla bla). Segue sfilza di commenti pro e contro, naturalmente fortemente polarizzati: nel caso di Salvini e delle politiche sull’immigrazione, per esempio, roba tipo sei un razzista di merda vs mi fate schifo con il vostro perbenismo/buonismo del cazzo. Insomma questo è il livello della discussione: è intuitivo che non si va da nessuna parte. Ogni tanto qualcuno prova ad argomentare, magari condividendo qualche dato certo e qualche statistica attendibile. Non se lo fila nessuno, semplicemente perché nessuno ha intenzione di abiurare i propri pregiudizi e seguire i link è faticoso. Così si va avanti (“Razzista!” “Buonista radical-chic!”)  per un 500 scambi, di media, in genere espressi in una lingua italiana parecchio random, e che pochissimi leggono per intero (all’interno del flame possono eventualmente aprirsi micro-risse fra due o tre contendenti che si rispondono a vicenda, ma gli altri intervengono, di norma, leggendo solo il post iniziale),  finché arriva il bello spirito che, per fortuna, butta tutto in vacca, come si dice. E poi … poi si ricomincia con il nuovo argomento caldo della settimana: se una questione è (apparentemente) appena più complessa,  pochi si azzardano a commentare: ma su immigrati, criminalità e nozze gay, state sicuri che tutti sono pronti a deliziare il pubblico con le proprie incrollabili certezze. Ma non sono conversazioni, sono gare di urli.

Non buttiamola in politica, via. Non del tutto, almeno, perché è abbastanza scontato che se non si è capaci di distinguere fatti plausibili da altri palesemente farlocchi, la propria capacità di discernimento può essere messa in discussione anche in altri ambiti. Per esempio: è tornata di moda la bufala dei bambini – esca per stupro + uova sul parabrezza, vecchia di quasi sei anni (vedi a questo proposito l’illuminante articolo del lodevole Disinformatico, articolo risalente, peraltro, al 2011),  condivisa da alcuni miei contatti facebook che, ahimè, occupano o hanno occupato posti pubblici di un certo rilievo. A essere gentili, si potrebbe dire che uno scivolone può essere concesso a tutti. Ma se i tanti signori nessuno che popolano facebook possono (forse) essere perdonati, chi sul social network gioca sul sottile discrimine fra pubblico e privato per finalità di autopromozione politica dovrebbe essere, io credo, più accorto. E controllare, prima di condividere alcunché: altrimenti fa la figura della vecchina che, agli albori della televisione, quando il presentatore esordiva dal piccolo schermo con un bel “buonasera!” rispondeva educatamente “Buonasera a lei!”.

In fondo, la domanda da porsi è questa: che cosa vogliamo, davvero, quando in Rete clicchiamo sul fatale tasto “pubblica”, che si tratti di un post sul blog, di un aggiornamento di stato o di un commento su facebook, di un cinguettio su twitter? Vogliamo riconoscimento. Ci mettiamo in vetrina, ci esponiamo su un palcoscenico virtuale, cerchiamo l’applauso del nostro pubblico, piccolo o grande che sia. Non vogliamo arrenderci alla nostra insignificanza. Penso che, alla fine, sia legittimo e che sia inutile fare i moralisti a proposito del narcisismo diffuso che Internet ammette, riconosce e incoraggia (beh, sì, su facebook ci sto anch’io e da un bel po’ di tempo). Ma, al tempo stesso, la Rete sarebbe un luogo migliore se ci sforzassimo di frequentarla con un po’ più di consapevolezza, educazione, senso critico e, perché no? rispetto della grammatica. Meglio essere invisibili, in definitiva, che fare la parte dei boccaloni del web. 

 

 

 

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