Il giorno dopo lo tsunami. (Non)bilancio provvisorio

Un mese fa, annunciando il mio sostegno a Rivoluzione Civile, scrivevo:

Rivoluzione Civile è, in primo luogo, una scommessa. Si trasformerà in una fregatura? In tal caso, per me non sarà che l’ultima di una lista che sta diventando desolatamente lunga. A chi allora mi dirà: te l’avevo detto, potrò sempre rispondere: Beh, almeno ci ho provato. E tu che cosa hai fatto, davvero, a parte titillarti con la giustificazione stantia del voto “utile” (ma utile per che cosa e soprattutto a chi esattamente?) o rifugiarti nella desolazione del non voto?

La fregatura c’è stata, tutta e senza sconti. Mi viene da dire “è la democrazia, bellezza”, sebbene la nostra democrazia sia fortemente compromessa da una legge elettorale che ne rappresenta la negazione plateale. Ma con queste regole si giocava, e con queste regole abbiamo avuto il risultato. Pericolosissimo da più di un punto di vista, ma tant’è. Il segnale è comunque forte e chiaro, per chi lo vuol sentire.

Adesso le analisi si sprecano, e anche i tentativi di giustificazione, la ricerca di scappatoie, e, almeno sui social network, dove la cosiddetta “pancia” del paese fa sentire alte le proprie flatulenze, insulti variegati e pittoreschi al popolo bue che compie scelte arruffate e confuse, che si lascia sedurre dalle sirene dei populismi, che si fa incantare dalla protesta ma non sa riconoscere la proposta (poco importa che la proposta non fosse così limpida): e, ovviamente,  gli imbecilli sono sempre gli altri.

In realtà credo che le scelte degli elettori, tutte le scelte, anche quelle che più ci disgustano e ci spaventano, quelle che meno si condividono (compresa l’astensione che, mi pare, abbia riguardato un cittadino su quattro; compreso il consenso che si è comunque coagulato attorno a Berlusconi; compreso l’entusiasmo che ha circondato il nuove verbo Grillo – Casaleggio), vadano, prima che demonizzate, comprese. Comprese nelle loro motivazioni profonde che, alla fine, non sono così oscure, ma piuttosto evidenti: fortissimo disagio sociale e totale autoreferenzialità di una politica politicante che manca di visione, che non sa comunicare (forse perché ha poco da comunicare), che (vedi Montepaschi e debacle senese) ha diversi scheletri nell’armadio dell’affarismo e delle commistioni perverse affari – politica, che si preoccupa di tatticismi e future alleanze alla prova dei fatti più o meno cervellotiche, dando così l’impressione piuttosto squallida di mirare alla conservazione del proprio privilegio piuttosto che all’interesse del paese, di essere casta piuttosto che classe dirigente. Inutile perculeggiare chi si è lasciato abbagliare dalla promessa berlusconiana di restituzione dell’IMU, o bacchettare con sufficienza l’entusiasmo pentastellato. La gente fa fatica a tirare la carretta, sente di aver perso la speranza, e quindi, attraverso il voto, cerca di difendersi come può o come sa: badando al proprio bieco interesse personale o cercando catarsi nelle parole ispirate di Grillo il profeta.

Da questo punto di vista, l’analisi di Travaglio è, a mio avviso, corretta. Scrive Travaglio: “Qualcuno ricorda una sola proposta chiara e comprensibile di Bersani? Tutti hanno bene impresse quelle magari sgangherate di Grillo e quelle farlocche di B. (soprattutto la restituzione dell’Imu, tutt’altro che impossibile, anche se pagliaccesca visto che B. l’Imu l’aveva votata). Di Bersani nessuno ricorda nulla, a parte che voleva smacchiare il giaguaro. Anche questo l’abbiamo scritto e riscritto: nulla di particolarmente brillante, tant’è che ci era arrivato persino D’Alema. Ma non c’è stato verso: la campagna elettorale del Pd non è mai cominciata, a parte i gargarismi sulle alleanze con SuperMario (da ieri MiniMario) e i formidabili “ moderati ” di Casini (tre o quattro in tutto). Col risultato di uccidere Vendola, mangiarsi l’enorme vantaggio conquistato con le primarie e regalare altri voti a Grillo, non bastando l’emorragia degli ultimi anni”. 

Vorrei aggiungere un’osservazione strettamente basata sull’esperienza personale. Ho partecipato a diverse iniziative elettorali sul nostro territorio, non solo di Rivoluzione Civile (s’intende, altrimenti, sulla base del nostri scarso risultato, qualcuno maliziosamente potrebbe osservare: beh, per forza …), e ogni volta mi intristivo nel constatare che la platea, comunque poco numerosa,  era composta di persone già convinte: in sostanza si assisteva al rito tristanzuolo del parlarsi addosso fra militanti in vena di autoconvincimento. Il resto del mondo si guardava bene da partecipare o, guarda guarda, affollava i gazebo del M5S. Persino il confronto fra candidati organizzato dal locale circolo di Libertà e Giustizia ha registrato la plateale assenza del  PD piombinese (erano presenti in sala tre esponenti che se ne sono andati alla seconda domanda), mentre i militanti 5 stelle erano numerosi (e rumorosi) e si sono a lungo attardati a discutere con grande foga, dimostrando fra l’altro di non essere “antipolitica” ma di ricercare, molto semplicemente, un modo attivo (magari caotico ma sincero) di partecipare. Questo è stato, in poche parole, il clima pre elettorale.

Cosa accadrà adesso, per il momento nessuno lo sa davvero: né chi gioisce, né chi si lamenta del risultato. Intanto le Borse affondano e all’orizzonte si addensano nubi tempestose. Vedremo. Ma mi pare chiaro che, per uscire  dall’impasse politica, economica e sociale, c’è bisogno di riconquistare un’autentica legittimazione popolare e di ridare credibilità alla democrazia, all’interno e all’esterno dei partiti.

P.S. Siccome abbiamo votato Rivoluzione Civile in 765.112, sarebbe gentile che, invece di etichettarci tutti come poveri fessi da deportare forzatamente in Guatemala insieme a Ingroia, si facesse lo sforzo di comprendere anche le ragioni della nostra scelta. Siamo pochi, d’accordo, ininfluenti e probabilmente destinati all’estinzione, ma, come dire? abbiamo ancora la cittadinanza, paghiamo le tasse, ci sbattiamo per arrivare decentemente a fine mese, ci preoccupiamo e ci affanniamo …

 

 

 

 

 

 

 

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