La nuova ignoranza (banali considerazioni su banali fenomeni)

credit: http://massimocavezzali.blogspot.it/

Il buon senso suggerirebbe due elementari verità.

Chi sa, sa. Chi non sa, non sa.

È impossibile, oggi, sapere tutto. Meglio ammettere, se è il caso, la propria ignoranza. 

 

Soffermiamoci  sulla prima affermazione. Banale, non è vero?

 

 

Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca

per non venir sanza consiglio a l’arco;

ma il popol tuo l’ha in sommo de la bocca.

Così Dante, rivolgendosi con amarezza ai suoi concittadini. La citazione (scolastica) può essere adattata facilmente alle folcloristiche manifestazioni del cosiddetto “popolo di facebook”. A ben guardare le discussioni della “gente” in Rete non sono altro che l’estensione in una dimensione pubblica o semipubblica della  nota “chiacchiera da bar”. E non ci sarebbe nulla di male, se non venisse fatta passare insistentemente  l’idea che questo chiacchiericcio (in genere sgrammaticato e poco costruttivo) sia la manifestazione illuminata dell’istintiva saggezza popolare. 

Ma la tu’ mamma ‘un te l’ha insegnata un po’ di educazione?

Si chiama Netiquette, ma, alla fine, non è altro che l’estensione on line del buon vecchio galateo. Il punto è che, armati di tastiera e ben al sicuro nella proprie camerette o salottini, molti si lasciano andare ad esternazioni che prudentemente eviterebbero in qualsiasi faccia a faccia, fosse anche lo scambio acceso di opinioni sull’autobus, in piazza o al tavolo di un locale. Rischierebbero la rissa. Ma su Facebook pare che tutto sia permesso, e senza alcuna leggerezza o ironia.

E potrebbe anche andare bene, nonostante tutto: non voglio fare la parte della snob ad ogni costo. Il punto è che a tutto questo brusio, oggi, viene dato un valore politico, pedagogico e culturale. La “gente” straparla: meraviglia! Che sia questa la democrazia? Non aver più bisogno di quelle noiosissime persone che si ostinano a studiare e a far studiare, dei loro pallosissimi libri infarciti di note e troppo faticosi da leggere, della memoria storica (cazzo! sono tutti morti … che me frega?) e, soprattutto, di quei perfidi strumenti di oppressione e tirannia che si chiamano grammatica e sintassi.

Bisogna comunque avere un po’ di comprensione. La conoscenza è esplosa. Le informazioni si sono moltiplicate, grazie alla Rete, e non solo. Dunque, di fronte all’apparente impossibilità di individuare uno zoccolo duro di conoscenze imprescindibili, i più rinunciano e si affidano all’istinto. Specialmente gli Italiani, popolo strano, a parole fiero della sua millenaria cultura, in realtà gioiosamente ignorante, e non da ora.

E perché dovrei comprare un libro? Ne ho già uno. 

Aggiornamento:

E perché dovrei comprare qualsiasi manufatto a stampa (libro o giornale, cartaceo o digitale)? Tanto c’è Facebook. (n.b. fino a non molto tempo fa si pensava: tanto c’è la televisione. A ben vedere, la logica del ragionamento cambia di poco).

Attenzione! Attraverso la Rete (e sì, anche grazie a Facebook) è possibile accedere comunque a numerosi strumenti di informazione e verifica. Ma informarsi e verificare non sono attività divertenti (ti potrebbe persino capitare di prendere coscienza, amaramente, dei tuoi pregiudizi). Vuoi mettere la sana adrenalina messa in circolo dalla partecipazione a un flame infinito, in cui tutti urlano e nessuno ascolta?

Travolta da questo chiasso infernale,  leggo, osservo, valuto ma raramente intervengo in quelle che solo applicando una generosa indulgenza si potrebbero definire “conversazioni”. Lo ammetto, spesso non sono così sicura di padroneggiare le questioni che si discutono: e il contesto non si presta a fornire cortesi delucidazioni. La gente si incazza veramente con poco ed essere presi a schiaffi, per quanto virtuali, non piace a nessuno, nemmeno a me.

Più rileggo questo post, più mi sembra di essermi infilata nella sagra dell’ovvietà. Ma da un bel pezzo, ho la sensazione che l’ovvio sia stato dimenticato.

Termino con un dubbio. Questa apparente libertà (o licenza) di parola non servirà per caso ad addomesticare i focosi utenti “medi” della Rete (liberi di ragliare, certo, ma costretti comunque a portare la soma) nei confronti di ben altre subdole forme di dominazione? Dopo tutto, chi decide davvero dei nostri destini, non perde tempo su Facebook. Ha di meglio da fare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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