Lettera aperta al Ministro Profumo

Lettera aperta al Ministro Profumo, che si è fatto il Tumblr e ha ingaggiato Vecchioni e Baricco per raccontarci che studium vuol dire amore ed esortarci a portare a scuola i nostri sogni. 

 

Gentile Ministro Profumo, io non ho alle spalle esperti di comunicazione, uffici stampa, testimonial importanti. Ho giusto un computer, un collegamento Internet, un piccolo blog autogestito e una presenza limitata su qualche social network. Ho molti libri (anche ebook!) e spendo un bel po’ di soldi per comprarne altri, perché studiare mi piace, e di certo non ho bisogno che il buon Vecchioni mi spieghi che studium in latino vuol dire amore. Visto che studiare mi piace, e mi piace mettermi in gioco, comunicare, condividere quel che so e anche, perché no? imparare dagli altri, sono diventata prof. Sono insegnante, lo sono da quasi trent’anni e non mi sono mai pentita della mia scelta ma …

Ma i professori sono stanchi, Ministro, sono stanchi di essere da una parte maltrattati, umiliati, squalificati, dall’altra lusingati e blanditi con chiacchiere e spot e vetrine scintillanti e promesse di innovazione. Vedo con piacere che il suo motto è:  Porta a scuola i tuoi sogni … E se qualcuno le raccontasse invece i nostri incubi?

Tipo: scuole fatiscenti, classi pollaio, inserimento alunni disabili o stranieri sempre più difficoltoso, carenza di risorse,  precariato, docenti sottopagati, burocrazia soffocante, didattichese invadente … Insomma, questa è la scuola reale, altro che le belle facce del suo rassicurante filmatino (e non mi dica che non lo sa, lo sa benissimo, ma la politica dello spot evidentemente la lusinga più del lecito):  sempre meno equa,  sempre meno capace di sanare le disparità sociali, di far emergere  davvero i “capaci e meritevoli” (ah, il merito, la parola magica con cui tutti si sciacquano la bocca),  di rimettere in carreggiata chi avrebbe bisogno di un aiuto in più.  E se guardiamo al “dopo”: per che cosa esattamente stiamo lavorando? Per consegnare i nostri ragazzi ad un futuro di incertezza, precarietà, disinganno? Perché i migliori se ne scappino all’estero, e tutti gli altri galleggino in un’esistenza grigia, senza prospettive, senza, mi perdoni, sogni, visto che quando c’è da mettere insieme il pranzo con la cena è un po’ difficile sognare, abbia pazienza.  C’è la crisi, non dimentichiamolo, e magari molti dei nostri allievi sono figli di disoccupati, cassaintegrati, precari ed esodati.

 

Ministro, le chiacchiere servono a poco, qui siamo in piena emergenza: emergenza economica e materiale, certo, ma anche ideale e morale. Il richiamo all’ innovazione è cosa buona e giusta, ci mancherebbe, ma se diventa uno slogan vuoto, smentito dalla verità quotidiana, condito di retorica deamicisiana, può provocare solo resistenza, irritazione, persino disgusto.  Voialtri, voi che avete il potere e tenete in mano il timone di questo disgraziato Paese, investite sulla scuola pubblica, ma davvero, per sanare le criticità e i guasti di tanti anni di gestione dissennata; investite sui noi docenti, ma davvero, per restituirci dignità e fiducia nel nostro difficile compito. Smettete di appellavi al nostro senso di responsabilità, allo spirito di missione, alla nostra indiscussa capacità di arrangiarci, improvvisare, inventare. La scuola è un sistema complesso, ha necessità di politiche serie, e non di propaganda ed esortazioni di facciata.

Commenti Facebook
Questa voce è stata pubblicata in scuola e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

16 risposte a Lettera aperta al Ministro Profumo

  1. floria1405 scrive:

    Bravissima, non so. Arrabbiata, parecchio. Grazie!

  2. Carmelo scrive:

    brava, un docente precario, arrabbiato parecchio come te.

  3. Carmelo scrive:

    guardo queste belle giovani bionde da tv, occhi chiari, labbra carnose e sguardi accattivanti. e penso ai miei ex alunni delle scuole di periferia, con lo sguardo disilluso e tanta voglia di fuggire, il linguaggio della malavita, le corse per riacciuffarli fuori della scuola, i sorrisi di chi per qualche ora al giorno si sente accettato da qualcuno che crede in loro, nonostante tutto, le loro ribellioni, le difficoltà di chi è diverso e immensamente speciale. in quelle scuole senza effetti speciali da video pubblicitario che addolciscono e mistificano l’asprezza del duro lavoro quotidiano, in quelle scuole dove combatti con passione una battaglia che ti sembra spesso vana, vuoi anche perchè sai che il tuo tempo è inevitabilmente a scadenza, come sempre, in quelle scuole dove non ci sono ipad e ibooks, dove è già tanto se ci sono vecchi pc guasti, dove piove nelle aule, le classi sono affollate, i bambini diversabili cambiano insegnante una volta al mese, quando vengono assunti. dove è dura portare i propri sogni e ancora di più far credere ai ragazzi nei loro. che rabbia.

    • Graziana scrive:

      Come sono vere le cose che scrivi! E quanto sono vere le cose che scrive Carmelo. La scuola che descrive non la conoscono in molti. La scuola che vorrebbe fare la differenza, che dovrebbe fare la differenza, la scuola abbandonata a se stessa mentre il mondo intorno continua a scivolare via indifferente.
      Grazie.

  4. Lastefi scrive:

    Condivido tutto, anche la rabbia. Ma aggiungo anche che no, non lo sa questo Ministro come non lo sapevano gli altri che cosa è la scuola, che cosa è davvero. Il problema è che non lo vogliono sapere, che non interessa a nessuno, a partire dal Ministro e poi giù giù, fino anche a qualche nostro collega, ahimè. Non lo vogliono sapere perché altrimenti dovrebbero fare qualcosa che vada oltre i proclami e le innovazioni e per quale motivo dovrebbero fare questa fatica? Perché dovrebbero prendersi la briga di pretendere che una certa idea della vita (i giochi a premi, le veline, i calciatori, le urla e gli insulti negli studi televisivi…e l’elenco non è completo..) non aiuta nessuno e fa sbriciolare i (pochi) sogni che i ragazzi hanno? Perché dovrebbero dire continuamente, senza sosta, come un mantra, anche a rischio di rendersi insopportabile che il futuro di un Paese sta tutto nella formazione e nella scuola, visto in che modo la gente va avanti e diventa potente, diventa ricco, diventa “rispettabile”? Io continuo ad andare a scuola, a lavorare con i miei studenti, continuo a pensare che il mio ruolo dentro quell’edificio ha un senso e, a volte, mi scontro con loro che mi dicono “a professorè, ma non lo vede quello che c’è fuori?” e ripeto sempre “no, non credeteci, la vita non è quella che vi fanno vedere in tv”, poi entro in macchina, ripenso a quello che ho detto e mi viene lo sconforto…e la rabbia.
    Infine, giusto per chiarire: non so da quanto tempo il buon Vecchioni non entra in una scuola. Nella mia, c’è lo stesso gessetto, la stessa lavagna, gli stessi banchi di quando io andavo a scuola come alunna. Nella mia, i ragazzi arrivano la mattina che sono stravolti e non perché hanno passato la notte in discoteca ma perché lavorano nelle pizzerie e nei ristoranti fino alle 3 di notte. Nella mia, il Dirigente pretende che i docenti comprino la scheda per usare la fotocopiatrice e sostiene che questo è un “servizio” che la scuola offre ai docenti. Nella mia, se passi tra i banchi rischi di spaccarti la faccia perché i ragazzi non hanno un posto dove poggiare gli zaini e a terra c’è un tappeto di zaini, colorato ma pericolosissimo.
    Io, una scuola come quella che si intravede nel video non l’ho mai vista, non in Italia almeno.

  5. Maria Mastropierro scrive:

    È questa la realtà della scuola pubblica italiana altro che iBooks e iPad! Il ministro dovrebbe cominciare a leggerle per davvero queste lettere di protesta e di disagio… che’ il “vaso” e’ pieno ormai.

  6. emanuela scrive:

    non sono precaria, per fortuna, ma sono veramente indignata ed arrabbiata, anche perché noi docenti non reagiamo mai compatti e non protestiamo più

  7. Donatella Baerbieri scrive:

    Sono d’accordo, come tutti, con quello che con tanta passione e (chiara) sofferenza, vai denunciando.Come te sono nella scuola da tanti anni e continuo a fare con entusiasmo e passione questa splendida professione.
    Bisogna dire, però, che da sempre sento insegnanti denunciare le stesse carenze. Pochissimi o nessuno, però, dire cosa sarebbe concretamente necessario fare. E non mi riferisco alle cose elementari (e condivisibilissime: meno alunni per classe, scuole dignitose ecc.), ma mi riferisco alle vere RIFORME, quelle che dovrebbero permettere di premiare i docenti che lo meritano sul campo e di liberarci di quelli che fanno poco o male (ne so qualcosa come docente e come genitore), di dare un numero di ore di lezione alle varie discipline coerente con gli obiettivi da raggiungere (in particolare alle superiori), quelle che potrebbero sgravarci dalla inutilissima burocrazia per far sì che ci dedicassimo di più alla pianificazione didattica, quelle che vedrebbero un utilizzo mirato delle nuove tecnologie e non un utilizzo “di pura facciata” …… mi fermo qui per non annoiarvi.
    I vari Ministri Fioroni, Gelmini, Profumo ecc. (per nominare solo i primi che mi vengono a mente, ma includete anche tutti gli altri) non appena si insediano, vogliono mettere mano alla scuola, con obiettivi ambiziosi e tagli di spesa; i Ministri cambiano spesso, i tagli restano e anche noi, a fare i conti con essi.
    I nostri giovani pagano già oggi, la società italiana pagherà molto più a lungo!!!

  8. jenny scrive:

    Insegno solo per amore, solo per quella passione che i miei stessi insegnanti hanno saputo trasmettermi anche con i libri di carta (ahimè, ormai appartengo ad un altro secolo, pare, eppure non mi sento da buttare essendo una 40something…) e che quella stessa passione e quello stesso amore cerco di infondere ai miei studenti. Ancora non sono stanca e non mi sento nemmeno delusa per il fatto che tanti Ministri si sciacquano solo la bocca con promesse, con discorsi preconfezionati, con spot alla Mediaset e non se ne vergognano nemmeno. Purtroppo non sono nè delusa nè arrabbiata perchè vado a scuola solo per passione. Io come migliaia di miei colleghi. E penso che questo non sia giusto: la nostra passione per la scuola anche se umiliati, ingannati, sottopagati, il nostro silenzio perchè il senso del dovere è più forte della voglia di scioperare. Ma prima o poi anche noi ci arrabbieremo. Come si deve. Facile parlare quando non si è mai entrati in una vera classe, Mr Profumo.

  9. Cristiana scrive:

    Grazie per aver scritto questa lettera aperta con la quale mi identifico. Insegno inglese in un Liceo, ho sei classi, circa 110 studenti (scusa, come dice il Ministro sono una asina, e non avendo la carota a porata di mano, vale a dire il registro, poichè ora sono anche tenuta a compilare il registro elettronico, sai le nuove tecnologie garantiscono maggiore qualità alla scuola, non mi ricordo se 110 o 109!), mi preparo ogni giorno per fare le lezioni, non sono mai stata assente da scuola, fatta eccezione per il funerale di mio padre (e non è che sia sempre in piena salute, vado a scuola anche se non sto bene!), uso le nuove tecnologie, gestisco più di un blog per far lavorare i miei studenti in modo “dinamico” ed il più possibile “coinvolgente”, mi sono laureata sia in Italia che in Canada (la laurea Canadese non mi viene riconosciuta, ma se avessi figli avrei dei punti attribuiti per ciascuno di loro), ho fatto pubblicazioni in ambito di didattica (al ministero ovviamente non interessa, l’importante è compilare bene la stessa pratica ogni anno) e dopo tutto questo mi dovrei difendere dall’essere un’insegnante, mi dovrei vergognare? Questa è pura distopia, peccato non potersi rifugiare in sana e rassicurante utopia. Grazie collega, grazie. Mi hai fatta sentire meno sola.

    • Anna scrive:

      Cara Cristiana,
      non ti conosco ma ti riconosco! Anch’io sono un’asina come Te! Anch’io insegno inglese! Anch’io mi sforzo di avvicinare il mio stile di insegnare al mondo multitasking dei miei allievi e cerco di usare le tecnologie – quando posso soprattutto per favorire il dialogo con loro.
      Anch’io – come te – riconosco nell’intervento di questo ministro e non solo suo (ahimè!) quella nota “distopica” che tu così “lievemente” hai accennato! A me non è sfuggita, sai!
      Chi ha letto Orwell non può che riconoscerne l’imprinting… stanno portando a compimento l’opera! Non c’è da illudersi… bisogna invece aprire bene occhi ed orecchie! La scuola pubblica è di intralcio… quindi giù di mannaia sulle coscienze!
      Ora stanno lavorando alla cosiddetta “dematerializzazione” e sulla “demotivazione” di quelli che in classe ci entrano con la forza della passione e delle idee. Non ci vorrà molto tempo… Il servizio pubblico diventerà così scadente che si dovrà ricorrere al privato (!!!)
      Negli anni – noi che a scuola ci lavoriamo – abbiamo tollerato di tutto… è più di una volta ho sentito i miei più stimati colleghi appellarsi al motto: “Pensiamo al bene dei ragazzi!”
      Ora… quest’ultima mossa! Ma pensate veramente che si tratti di un’esternazione casuale da parte di un politico-tecnico/barone-universitario/eletto-da-nessuno che ama cianciare e fare proclami sui giornali? Lui obbedisce come tutti gli altri….!
      Sapevano benissimo che una dichiarazione simile avrebbe provocato un’alzata di scudi! il loro modus operandi è da sempre “creare il problema per offrire la soluzione”. Stanno facendo un favore elettorale ai politici che potranno presentarsi agli elettori con una soluzione di compromesso da accettare perché “la meno peggio” ed inoltre “perché ce lo chiede l’Europa”.
      Vi sembro pessimista? Eccessivamente “complottista”? Certo è che la voce della categoria professionale di noi docenti si fa sentire solo nel lamento! Farmacisti e perfino taxisti hanno saputo “comunicare” meglio di noi.
      Sono molto curiosa di vedere come andrà a finire!

  10. Pingback: Nuova Lettera Aperta al Ministro Profumo | contaminazioni

  11. Pingback: Terza lettera aperta a Profumo. | contaminazioni

  12. Flavio scrive:

    Volevo scrivergli anch’io e magari far scrivere anche altri docenti…ma come hai fatto? Non c’è nessun modo di postare lì dentro

  13. nicoletta gotti scrive:

    Sottoscrivo ogni pensiero, parola e virgola 🙂
    Io mi sono arresa dopo trent’anni di carriera: dimissioni senza diritto alla pensione. Dal primo settembre 2014 festeggeró la fine di un incubo e inizierò a portare i miei sogni nel cassetto: non certo nella scuola, non in quella italiana.
    I miei figli e nipoti sono fuggiti all”estero.
    Ed io seguirò presto il loro esempio.
    Senza rancore, senza rimpianto.
    Ad maiora.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.