Oppure Bersani. Ma con riserva

Ho votato Bersani con riserva: diciamo che il mio è un voto in prestito, in attesa di vedere quali saranno le prossime mosse. Sia chiaro: non è un voto di approvazione o conferma nei confronti di quello che è stato finora il gruppo dirigente, toscano e nazionale, del Partito Democratico. E’ un voto che scommette sull’onestà intellettuale di Bersani, nella speranza che sappia prendere atto del grande desiderio di cambiamento che comunque emerge dai risultati. Non potevo votare Renzi perché sono assolutamente distante dal merito delle sue proposte, in particolare sui temi che più mi riguardano, come la scuola e l’università (e, sia detto senza polemica, vorrei sapere quanti di coloro che lo hanno votato si siano davvero presi la briga di analizzarne il programma, senza fermarsi al puro e semplice desiderio di “rottamazione” a qualunque prezzo). Ma sono perfettamente consapevole delle motivazioni che hanno spinto molti altri ( soprattutto molti giovani e giovanissimi) a sostenerlo, anche in contrasto con quelli che erano i loro convincimenti più profondi: un desiderio forte di rottura con una pratica oligarchica e spesso autoreferenziale che ha ingessato fino ad ora l’azione politica del Partito Democratico. Non è un caso che numerosi miei compagni di avventura in quella che fu la mozione Marino si siano schierati  con Renzi, in contrasto aperto con l’apparato. In particolare in Toscana il gruppo dirigente del PD dovrebbe  seriamente interrogarsi sul significato profondo dell’affermazione di Renzi, senza nascondersi dietro alibi risibili (al primo turno abbiamo sentito persino dire da autorevoli rappresentanti che Renzi aveva prevalso in quanto fiorentino: ma per favore!).

Quanto a me, mi auguro che Bersani faccia avvertire quel profumo di sinistra evocato da Nichi Vendola, il candidato che avevo votato al primo turno proprio in questa prospettiva. Detto questo, mi propongo di osservare con attenzione lo sviluppo di altre iniziative, come, ad esempio, quella del cosiddetto “Quarto Polo arancione”, il nuovo movimento “Cambiare si può“, che si pone dichiaratamente a sinistra del PD. Da qui alle elezioni politiche possono accadere molte cose. Chiunque vorrà il mio voto, quello che conta davvero, dovrà guadagnarselo: non c’è nulla di scontato.

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