Questione di numeri (e di metodo) – qualche dubbio sulla megaconsultazione renziana a proposito di scuola.

Gli studenti italiani sono in totale 7.881.632. I docenti 721.590. 50 milioni, più o meno, gli Italiani con diritto di voto.

Secondo la newsletter de “La Buona Scuola”, «oltre un milione di persone hanno già avuto accesso al sito, oltre centomila hanno partecipato online. Il mondo della scuola è già stato particolarmente attivo, in particolare attraverso gli oltre 1.200 dibattiti sul territorio promossi da docenti, dirigenti scolastici, studenti, genitori, personale della scuola, associazioni, cittadini». Visti i numeri  riportati ad inizio di post, centomila persone attive sul sito a partire dal 3 settembre fino ad oggi non mi sembrano granché (come il milione di accessi: io ho effettuato diversi accessi, per completare il questionario, ma sono una persona sola, per esempio). Per quanto riguarda i dibattiti, ovviamente andrebbe verificata la partecipazione caso per caso (un dibattito con dieci persone presenti è diverso da uno che può vantare qualche centinaio di spettatori): quindi non mi esprimo, ma i dubbi sono molti. Qualcuno dirà: è un inizio, la volontà di coinvolgere e discutere, un punto di svolta. Non sono poi così sicura che sia davvero così.

In ogni caso, per chi non se ne fosse accorto, non è che faccia molta differenza. Se anche non particolarmente rappresentativi, come abbiamo già detto, i dati raccolti sono molti ed eterogenei: ci sono i questionari; ci sono le mail; ci sono le “conclusioni dei dibattiti” (un vero e proprio libro dei sogni: e tristissimo l’andamento dei “mi piace” attribuiti dagli utenti alle singole conclusioni: i primi tempi qualcuna ne ha raccolto anche un centinaio o più, ora, se si arriva a due o tre è grasso che cola); ci sono le proposte delle organizzazioni (ne ho contate 52, ma ne ho scaricata solo una, quella di Confindustria, perché ho idea che sia l’unica ad essere davvero influente); ci sono le cosiddette “stanze”, praticamente dei forum, dove la gente discute vari topic (a prima vista c’è un po’ quest’atmosfera da albergo ad ore, visto che il frontespizio recita: “che cosa succede nelle stanze. proposte totali, 3242; risposte totali, 13899; mi piace totali, 95249”. Ma in realtà non dubito della buona volontà di chi ha partecipato a questa sorta di social netowrk scolastico, fra commenti e cuoricini: solo che 13899 risposte – da parte di chi? – a fronte di un totale di 721.590 docenti in organico di fatto mi sembrano risibili).

Per analizzare questa massa di roba, saranno impiegate le due settimane successive alla chiusura della consultazione. Ecco qui:

A questo scopo, i contributi portati attraverso la consultazione saranno analizzati in modo scientifico durante le due settimane successive al giorno della chiusura, il 15 Novembre.

Il processo di raccolta dei feedback è stato pensato per consentire la sistematica categorizzazione e organizzazione di tutte le tipologie di contributi che arrivano e dell’applicazione del più appropriato metodo di analisi che meglio valorizzi le interazioni. Tutte le fonti della consultazione saranno analizzate, incluse le risposte ai questionari, le proposte e i commenti, i risultati dei dibattiti, le posizioni che le organizzazioni rappresentative dei tanti interlocutori della scuola ci stanno inviando e i messaggi di posta elettronica.

Alcuni sono più semplici da analizzare, altri richiedono la collaborazione con il mondo della ricerca, per esempio nel caso di una rigorosa e sofisticata analisi di grosse quantità di commenti testuali, per i cui fini saranno utilizzati gli strumenti tipici della linguistica computazionale.

Una buona analisi è però in grado di ricostruire la complessità e, allo stesso tempo, la granularità di quanto sta emergendo da un grande dibattito nazionale sulla scuola. La finestra di tempo a nostra disposizione è adeguata per analizzare quanto stiamo ricevendo, e per cogliere gli spunti utili a integrare e modificare La Buona Scuola in vista dell’inizio del percorso di attuazione.

La consultazione pubblica non è un sondaggio – non è una rilevazione demoscopica di tipo campionario, e non ha ambizioni di rappresentare scientificamente l’opinione dei cittadini. Non è un referendum o uno degli strumenti di iniziativa popolari a cui il nostro ordinamento attribuisce un valore vincolante. È un progetto di collaborazione, di condivisione di un percorso, di apertura all’operosità costruttiva di chi ha interesse a raggiungere il miglior risultato possibile: ed è per questo motivo che i suoi risultati integreranno, all’interno di un quadro di lavoro i cui cardini sono chiari, a partire dal piano assunzionale, sia il percorso normativo che il modo in cui La Buona Scuola diventerà realtà, ad esempio attraverso azioni progettuali, linee guida, protocolli d’intesa, bandi e altri strumenti.

Rispetto a queste dichiarate intenzioni, ora che inizierà la fase di analisi, io avrei parecchie perplessità. In primo luogo, a proposito, appunto, della “scientificità”: parola grimaldello, che vuol dire tutto o niente. Come si vede, nel primo paragrafo si afferma che l’analisi sarà condotta in modo scientifico (a proposito: da chi?). Si dice  inoltre che alcuni dati saranno “semplici da analizzare”, altri richiederanno “la collaborazione del mondo della ricerca”. Mi sembrano indicazioni un po’ vaghe, come vago il pomposo riferimento alla “linguistica computazionale”. Dopo queste roboanti premesse, tuttavia,  poco sotto si afferma testualmente che questa consultazione non ha l’ambizione di rappresentare scientificamente l’opinione dei cittadini. Ne consegue che da un’analisi scientifica (?) avremo dei risultati non scientifici (quindi opinabili e utilizzabili secondo convenienza). E, in effetti, si sottolinea chiaramente che questi benedetti risultati “integreranno, all’interno di un quadro di lavoro i cui cardini sono chiari, a partire dal piano assunzionale, sia il percorso normativo che il modo in cui La Buona Scuola diventerà realtà”. Tradotto: il piano è quello (i cardini sono chiari), al massimo concederemo qualche aggiustamento di facciata, per far finta che questi risultati (comunque non scientifici) effettivamente ci interessano, o utilizzeremo, di tutto questo caotico materiale, quello che ci fa più comodo e che più si accorda con le nostre intenzioni iniziali.

Del resto, non si penserà mica che sia facile interpretare un dibattito complesso e granulare, e tirarne fuori qualcosa di sensato, vero? Al massimo  si potrà parlare di eventuali “azioni progettuali, linee guida, protocolli d’intesa, bandi e altri strumenti”: insomma, interventi di dettaglio, certo non una revisione complessiva del progetto di riforma. E infatti come sarebbe possibile da questa cacofonia di voci diverse e non sempre  competenti tirar fuori un’idea coerente di scuola?

A me pare che l’intera operazione emani un inconfondibile sentore di propaganda, e nemmeno così ben congegnata. Una coperta corta che nasconde l’ennesima operazione di taglio di risorse e di svilimento della scuola italiana. Una parodia di democrazia diretta che non significa nulla. Perché la prassi, se vivessimo in tempi normali,  dovrebbe essere diversa: il partito x si presenta alle elezioni con una proposta politica chiara, in questo caso a proposito di scuola, io, cittadino, se la condivido, la voto e mi aspetto che nella regolare prassi parlamentare la mia scelta venga rispettata. Queste finta partecipazione, questi dibattiti falsamente nuovisti, questa logica da social network de noàantri, per me, professionista della scuola, cosa dovrebbe significare? Quale valore ha? Visti i colori caramellosi che hanno usato per confezionare sito e logo de “La Buona Scuola”, si tratterà mica del classico zuccherino usato per farci inghiottire intero intero l’indigesto minestrone confezionato dal duo Renzi-Giannini?

In ogni caso, domani la mega (?) consultazione chiude. Aspettiamo le due settimane successive (leggo nel sito: «questa finestra di tempo a nostra disposizione è adeguata per analizzare quanto stiamo ricevendo, e per cogliere gli spunti utili a integrare e modificare La Buona Scuola in vista dell’inizio del percorso di attuazione»… se lo dicono loro) e vedremo se, per caso, il mio pessimismo e la vaga impressione di essere presa in giro  sono ingiustificati. Ci aggiorniamo per allora.

 

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